Messaggio del 05-06-2007 alle ore 20:54:29
La Rubentus lo venderebbe immediatamente Buffon, il problema è che nessuno spenderebbe quelle cifre per un portiere--------allora è come dico io....berlusconi stà lisc..........
Messaggio del 05-06-2007 alle ore 20:42:59
Buffon vare un fuoriclasse in un altro ruolo,qualsiasi nome,anzi forse vale di piu',visto che e'difficile esserlo da portiere....
e a differenza di Dida,per esempio,ti garantisce su 60partite,60 prestazioni dello stesso livello,mentre il brasiliano diciamo la meta',le altre s'addorme....questa e'l'affidabilita' del mostro Gigi....
Messaggio del 05-06-2007 alle ore 19:04:23
La Rubentus lo venderebbe immediatamente Buffon, il problema è che nessuno spenderebbe quelle cifre per un portiere, anche se è il migliore del mondo!
Il Milan e l'Inter non hanno bisogno di Buffon, e all'estero cifre del genere non le spendono neanche per i Bombers.
Messaggio del 04-06-2007 alle ore 08:26:00
Se poi non ci riesce da solo, fatti aiutare da Dark......forse lui è più
capace di spiegare le stronzate .........ubi major...........
Messaggio del 04-06-2007 alle ore 08:24:07
Allora Gibson, magnifico rettore..........perchè l'hanno venduto e ora lo rivogliono............ti prego........concedi la tua saggezza a noi poveri mortali e dacci una spiegazione plausibile!!!!!!!!!!!!!!!
Messaggio del 03-06-2007 alle ore 23:05:27
il milan e berlusconi che hanno bisogno di soldi e vendono sheva? questa è la più grande stronzata che abbia mai letto fin'ora su sport
Messaggio del 03-06-2007 alle ore 21:35:00
almeno riprendete i soldi per fare il prossimo calciomercato e ne uscite a testa alta!!!
se ci servissero i soldi, non pensi venderemmo Buffon??? ...Se invece non lo vendiamo...forse non abbiamo bisogno di soldi.........come fece il milan con sceva.............!!!!!!!!!
Messaggio del 03-06-2007 alle ore 21:30:11
Secondo me Pengragon57 è..... MOGGI!!!!
Che scoop, Moggi sul sito di Lanciano.it!!!!
Ma perchè perdete tempo a difendere gli indifendibili???
Ma perchè non Vi incaxxate con chi Vi ha distrutti???
Fategli causa alla triade, almeno riprendete i soldi per fare il prossimo calciomercato e ne uscite a testa alta!!!
Messaggio del 03-06-2007 alle ore 14:14:59
Tony...non sono un clone e a dire la verità non sò nemmeno che cosa vuol dire..........libero di crederci.....ma questa è la verità!
Messaggio del 03-06-2007 alle ore 09:45:44
Pendragon vista la tua data d'iscrizione al sito deduco che sei un clone di un utente che si vergogna a scrivere tutte queste fregnarie mica sei Sampei?
Sampei occhio all' IP che ti sgamo
Presunte irregolarità contabili
Indagati Moratti e Galliani
L’Inter, senza il 'doping amministrativo', non avrebbe potuto iscriversi al campionato di serie A della stagione 2004-05. Coinvolto anche Galliani
Messaggio del 02-06-2007 alle ore 21:41:11
pendragon non ci perdere tempo, tanto loro sono onesti e puliti e noi siamo i ladri e drogati, il male del calcio italiano
Messaggio del 02-06-2007 alle ore 21:11:17
Presunte irregolarità contabili
Indagati Moratti e Galliani
L’Inter, senza il 'doping amministrativo', non avrebbe potuto iscriversi al campionato di serie A della stagione 2004-05. Coinvolto anche Galliani
Milano, 17 gennaio 2007 - Sono pronti gli inviti a comparire per i vertici di Milan e Inter nell'ambito dell'inchiesta per falso in bilancio in relazione alle plusvalenze realizzate dalle due società gonfiando il valore dei calciatori che si scambiavano.
I provvedimenti adottati al fine di interrompere la prescrizione riguardano Massimo Moratti (iscritto di recente nel registro degli indagagti come anticipato questa mattina dal Corriere della sera), Rinaldo Ghelfi e Mauro Gambaro amministratori della società nerazzurra e Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan.
Moratti stamane era atteso alla riunione dei presidenti di A e B in Lega Calcio, ma ha fatto sapere che non presenzierà.
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Sensi fece 60 milioni di euro di debiti e la Roma ne ha pagato le conseguenze sul mercato.
VOI NE AVETE FATTE IL TRIPLO...., E ANCORA PARLATE???
Messaggio del 02-06-2007 alle ore 21:05:42
INDAGATE ANCHE SU QUESTO, PER FAVORE
di Marco Gregis
Del processo in corso a Torino contro la Juventus si sa tutto e il contrario di tutto. Ovunque voi siate, qualunque posto frequentiate, troverete di certo qualcuno che vi darà dimostrazione della sua grande cultura calcistica, non sapendo nemmeno da quanti giocatori è composta una squadra, ma conoscendo perfettamente le accuse rivolte alla Juventus in questi anni. E la cosa che più fa rabbia, è che la Juventus è (come al solito) additata come la causa di ogni male, come se il doping esistesse solo in quanto ne è accusata la nostra squadra.
Che sia giunto il momento di finirla con questa storia lo vado ormai ripetendo da tempo. Ora però voglio fare una cosa che non molti stanno facendo: mettere in luce come, se davvero c'è del marcio nel calcio italiano (passato e presente), siano ben altri a doversi vergognare dei loro comportamenti.
Parliamo ad esempio della Fiorentina, squadra che a cavallo tra gli anni '60 e '70 ha vinto, e si è fatta un nome. Oggi, qualcuno comincia ad avere dei sospetti su quelle vittorie. E i sospetti non nascono dal nulla, ma da eventi tragici, come la morte di ben tre ex calciatori viola di quegli anni, Beatrice, Ferrante e Saltutti. Vi riporto alcune dichiarazioni interessanti rilasciate dagli stessi calciatori o da persone a loro vicine:
"Dal ritiro Bruno mi faceva sempre telefonate chilometriche, roba di tre quarti d'ora. Solo che mentre parlava se ne stava attaccato alle flebo. Io ero perplessa, gliene facevano in continuazione, durante la settimana, prima della partita, dopo la partita, ma lui mi diceva di stare tranquilla, che erano cose normali. Tanto normali che la domenica sera e ancora il lunedì non riusciva a dormire, nel letto era tutto un tremore, uno scatto di nervi e di muscoli che mi ricordavano gli spasmi dei polli dopo che gli hanno tirato il collo. E lui ancora a rassicurarmi, a dirmi che erano le vitamine che aveva preso e che doveva smaltire. Ma non dimenticherò mai che nell'incavo del braccio sinistro aveva tre buchini violacei ormai perenni. Quelle erano le prove delle flebo che gli facevano quando giocava al calcio."
Gabriella Bernardini, vedova di Bruno Beatrice, morto di leucemia
"Quando ero ancora nella Primavera già mi davano di tutto, l'infermeria del Milan era una cosa impressionante, e non so se sarà stato un caso, ma io da un metro e sessanta, in un anno ero passato ai miei 175 centimetri. Strano no? All'epoca però non ho mai riflettuto su quella strana crescita."
Nello Saltutti, morto di infarto nel settembre 2003
"Passò un thermos. Dovevamo bere, ci dissero, perché era un caffè e ci avrebbe fatto bene. Io non lo prendevo mai il caffè e non vedevo la ragione di cominciare proprio quella sera che giocavamo una partita così prestigiosa contro il Manchester United."
"Quel caffè ci aveva fatto bene in campo, correvamo tutti il doppio. Il mattino dopo però all'aeroporto mi ricordo che avevamo certe facce. Le tenevamo tra le mani, distrutti, e non so se fosse solo per la fatica della gara."
Nello Saltutti, morto di infarto nel settembre 2003
Parliamo ad esempio dell'Inter. Nel periodo in cui erano allenati da Helenio Herrera, i nerazzurri hanno vinto tutto. Ma oggi si comincia a pensare che non fosse solo "farina del loro sacco". Ecco cosa dice Ferruccio Mazzola, fratello minore di Sandro, che ha giocato in quegli anni nell'Inter:
"Ho vissuto in prima persona le pratiche a cui erano sottoposti i calciatori. Ho visto l'allenatore, Helenio Herrera, che dava le pasticche da mettere sotto la lingua. Le sperimentava sulle riserve (io ero spesso tra quelle) e poi le dava anche ai titolari."
"Un giorno Herrera si accorse che le sputavamo, allora si mise a scioglierle nel caffè. Da quel giorno il caffè di Herrera divenne una prassi all'Inter. Con certezza non lo so, ma credo fossero anfetamine. Una volta, dopo quel caffè, era un Como-Inter del 1967, sono stato tre giorni e tre notti in uno stato di allucinazione totale, come un epilettico. Oggi tutti negano incredibilmente."
Anche alcuni giocatori dell'Inter di quegli anni sono morti in circostanze particolari, come Picchi e Tagnin.
Parliamo ad esempio della Lazio. Sempre Ferruccio Mazzola, che a Roma ha giocato, dice:
"Lì ci davano il Villescon, un farmaco che non faceva sentire la fatica. Arrivava direttamente dalla farmacia."
Parliamo ad esempio del Catanzaro. Ecco cosa dice un ex giocatore di quella squadra:
"Il venerdì prima della partita ci portavano in una farmacia in centro. Ci facevano andare nel retrobottega, appendevano un paio di litri di flebo a un gancio del soffitto e ci iniettavano questo liquido dal colore brunastro, che sembrava caramello. E così, dai oggi, dai domani, ho finito per rimetterci un rene."
Dino Berardi, attaccante del Catanzaro negli anni Sessanta
Parliamo ad esempio della Roma. E' tornato di recente alla ribalta il caso della morte dell'ex giallorosso Taccola. Ecco cosa ha dichiarato la moglie:
"In tutto questo tempo non ho mai smesso di pensare, di arrovellarmi su quanto accadde quella domenica. Tutte le bugie e le cose non dette e scritte, tutta quella robaccia che gli davano per farlo giocare. Chissà che gli iniettavano, mi sono chiesta tante volte.."
Parliamo ad esempio del Genoa. Tutti ricordano la tragica morte di Gianluca Signorini, bandiera dei grifoni, divorato da un male incurabile. E oggi si sospetta che quel male non fosse nato dal nulla.
Penso di potermi fermare qui, per ora. Parlare di doping e accostarlo alla Juventus è facile di questi tempi, ma anche profondamente ingiusto. Perché la Juventus, lo ripeto per l'ennesima volta, non è la causa di ogni male: basta leggere le frasi che ho riportato qui sopra per capire che ci sono ben altre persone in giro che hanno la coscienza sporca, e che fanno finta di nulla.
che dici mi fermo o continuo con i passaporti.....i bilanci truccati..........le telefonate intercettate........
Messaggio del 02-06-2007 alle ore 21:03:13
FARMACIA CALCIO / UN NUOVO SCANDALO A PROCESSO
Pasticca nerazzurra
di Alessandro Gilioli
Pillole nel caffè. Che Herrera dava ai giocatori. Molti dei quali sono morti. Un ex racconta il doping della Grande Inter. E chiama in aula tutti i campioni di allora colloquio con Ferruccio Mazzola
Sono campioni che hanno fatto la storia del calcio italiano quelli che passeranno, uno dopo l'altro, in un'aula del tribunale di Roma a parlare di doping. Come Giacinto Facchetti, splendido terzino sinistro e oggi presidente dell'Inter; o come Sandro Mazzola, Mariolino Corso, Luis Suarez. E ancora: Tarcisio Burnich, Gianfranco Bedin, Angelo Domenghini, Aristide Guarneri. Tutti chiamati a testimoniare da un loro compagno di squadra di allora, Ferruccio Mazzola, fratello minore di Sandro, che vuole sentire dalla loro voce - e sotto giuramento - la verità su quella Grande Inter che negli anni '60 vinse in Italia e nel mondo. "Non l'ho cercato io, questo processo: mi ci hanno tirato dentro. Ma adesso deve venire fuori tutto", dice Ferruccio.
A che cosa si riferisce, Mazzola?
"Sono stato in quell'Inter anch'io, anche se ho giocato poco come titolare. Ho vissuto in prima persona le pratiche a cui erano sottoposti i calciatori. Ho visto l'allenatore, Helenio Herrera, che dava le pasticche da mettere sotto la lingua. Le sperimentava sulle riserve (io ero spesso tra quelle) e poi le dava anche ai titolari. Qualcuno le prendeva, qualcuno le sputava di nascosto. Fu mio fratello Sandro a dirmi: se non vuoi mandarla giù, vai in bagno e buttala via. Così facevano in molti. Poi però un giorno Herrera si accorse che le sputavamo, allora si mise a scioglierle nel caffè. Da quel giorno 'il caffè' di Herrera divenne una prassi all'Inter".
Cosa c'era in quelle pasticche?
"Con certezza non lo so, ma credo fossero anfetamine. Una volta dopo quel caffè, era un Como-Inter del 1967, sono stato tre giorni e tre notti in uno stato di allucinazione totale, come un epilettico. Oggi tutti negano, incredibilmente. Perfino Sandro...".
Suo fratello?
"Sì. Sandro e io, da quando ho deciso di tirare fuori questa storia, non ci parliamo più. Lui dice che i panni sporchi si lavano in famiglia. Io invece credo che sia giusto dirle queste cose, anche per i miei compagni di allora che si sono ammalati e magari ci hanno lasciato la pelle. Tanti, troppi...".
A chi si riferisce?
"Il primo è stato Armando Picchi, il capitano di quella squadra, morto a 36 anni di tumore alla colonna vertebrale. Poi è stato il turno di Marcello Giusti, che giocava nelle riserve, ucciso da un cancro al cervello alla fine degli anni '90. Carlo Tagnin, uno che le pasticche non le rifiutava mai perché non era un fuoriclasse e voleva allungarsi la carriera correndo come un ragazzino, è morto di osteosarcoma nel 2000. Mauro Bicicli se n'è andato nel 2001 per un tumore al fegato. Ferdinando Miniussi, il portiere di riserva, è morto nel 2002 per una cirrosi epatica evoluta da epatite C. Enea Masiero, all'Inter tra il '55 e il '64, sta facendo la chemioterapia. Pino Longoni, che è passato per le giovanili dell'Inter prima di andare alla Fiorentina, ha una vasculopatia ed è su una sedia a rotelle, senza speranze di guarigione...".
A parte Picchi e forse Tagnin, gli altri sono nomi meno noti rispetto ai grandi campioni.
"Perché le riserve ne prendevano di più, di quelle pasticchette bianche. Gliel'ho detto, noi panchinari facevamo da cavie. Ne ho parlato per la prima volta qualche mese fa nella mia autobiografia ('Il terzo incomodo', scritto con Fabrizio Càlzia, Bradipolibri 2004, ndr), che ha portato al processo di Roma".
Perché?
"Perché dopo la pubblicazione di quel libro mi è arrivata la querela per diffamazione firmata da Facchetti, nella sua qualità di presidente dell'Inter. Vogliono andare davanti al giudice? Benissimo: il 19 novembre ci sarà la seconda udienza e chiederemo che tutti i giocatori della squadra di allora, intendo dire quelli che sono ancora vivi, vengano in tribunale a testimoniare. Voglio vedere se sotto giuramento avranno il coraggio di non dire la verità".
Ma lei di Facchetti non era amico?
"Sì, ma lasciamo perdere Facchetti, non voglio dire niente su di lui. Sarebbero cose troppo pesanti".
Pensa che dal dibattimento uscirà un'immagine diversa dell'Inter vincente di quegli anni?
"Non lo so, non mi interessa. Se avessi voluto davvero fare del male all'Inter, in quel libro avrei scritto anche tante altre cose. Avrei parlato delle partite truccate e degli arbitri comprati, specie nelle coppe. Invece ho lasciato perdere...".
Ma era solo nell'Inter che ci si dopava in quegli anni?
"Certo che no. Io sono stato anche nella Fiorentina e nella Lazio, quindi posso parlare direttamente anche di quelle esperienze. A Firenze, il sabato mattina, passavano o il massaggiatore o il medico sociale e ci facevano fare delle flebo, le stesse di cui parlava Bruno Beatrice a sua moglie. Io ero in camera con Giancarlo De Sisti e le prendevamo insieme. Non che fossero obbligatorie, ma chi non le prendeva poi difficilmente giocava. Di quella squadra, ormai si sa, oltre a Bruno Beatrice sono morti Ugo Ferrante (arresto cardiaco nel 2003) e Nello Saltutti (carcinoma nel 2004). Altri hanno avuto malattie gravissime, come Mimmo Caso, Massimo Mattolini, lo stesso De Sisti...".
De Sisti smentisce di essersi dopato.
"'Picchio' in televisione dice una cosa, quando siamo fuori insieme a fumare una sigaretta ne dice un'altra...".
E alla Lazio?
"Lì ci davano il Villescon, un farmaco che non faceva sentire la fatica. Arrivava direttamente dalla farmacia. Roba che ti faceva andare come un treno".
Altre squadre?
"Quando Herrera passò alla Roma, portò gli stessi metodi che aveva usato all'Inter. Di che cosa pensa che sia morto il centravanti giallorosso Giuliano Taccola, a 26 anni, durante una trasferta a Cagliari, nel '69?".
Ma secondo lei perché ancora adesso nessuno parlerebbe? Ormai sono - siete - tutti uomini di sessant'anni...
"Quelli che stanno ancora nel calcio non vogliono esporsi, hanno paura di rimanere tagliati fuori dal giro. Sono tutti legati a un sistema, non vogliono perdere i loro privilegi, andare in tv, e così via. Prenda mio fratello: è stato trattato malissimo dall'Inter, l'hanno cacciato via in una maniera orrenda e gli hanno perfino tolto la tessera onoraria per entrare a San Siro, ma lui ha lo stesso paura di inimicarsi i dirigenti nerazzurri e ne parla sempre benissimo in tv. Mariolino Corso, uno che pure ha avuto gravi problemi cardiaci proprio per quelle pasticchette, va in giro a dire che non mi conosce nemmeno. Anche Angelillo, che è stato malissimo al cuore, non vuole dire niente: sa, lui lavora ancora come osservatore per l'Inter. A parlare di quegli anni sono solo i parenti di chi se n'è andato, come Gabriella Beatrice o Alessio Saltutti, il figlio di Nello. È con loro che, grazie all'avvocato della signora Beatrice, Odo Lombardo, ora sta nascendo un'associazione di vittime del doping nel calcio".
Certo, se un grande campione come suo fratello fosse dalla vostra parte, la vostra battaglia avrebbe un testimonial straordinario...
"Per dirla chiaramente, Sandro non ha le palle per fare una cosa così".
E oggi secondo lei il doping c'è ancora?
"Sì, soprattutto nei campionati dilettanti, dove non esistono controlli: lì si bombano come bestie. Quello che più mi fa male però sono i ragazzini...".
I ragazzini?
"Ormai iniziano a dare pillole e beveroni a partire dai 14-15 anni. Io lavoro con la squadra della Borghesiana, a Roma, dove gioca anche mio figlio Michele, e dico sempre ai ragazzi di stare attenti anche al tè caldo, se non sanno cosa c'è dentro. Ho fatto anche una deposizione per il tribunale dei minori di Milano: stanno arrivando decine di denunce di padri e madri i cui figli prendono roba strana, magari corrono come dei matti in campo e poi si addormentano sul banco il giorno dopo, a scuola. Ecco, è per loro che io sto tirando fuori tutto".
aòòòòòòòòò mi sa che non ci basta la carta per scrivere le verità!!!!!!!!!!
Messaggio del 02-06-2007 alle ore 21:01:11
Georgatos: all'Inter ho visto cose che...
Ora bisogna che chiarisca Grigorios Georgatos; perché le accuse in cui denuncia fatti, ma non i colpevoli sono pesanti come macigni.
Ancora una volta è Interfans.org a scovare la notizia del giorno, tra le pagine di Sports.it.
A quanto pare, Georgatos ha detto che quand'era all'Inter alcuni suoi compagni (non assistiti dalla società, dice lui...) si dopavano alla grande.
Ecco alcuni stralci delle dichiarazioni del 34enne terzino greco: "Io non ho mai fatto uso di anabolizzanti nella mia carriera, ma ho visto alcune cose ed ho capito cosa stava accadendo. L'Inter non aveva niente a che fare, ho visto giocatori prendere pillole e fare iniezioni, c'erano gruppi di persone che rifornivano i giocatori...".
Accuse vaghe, ma un'assoluzione certa (anche se poco chiara): "Chi gioca per tanti anni ad alti livelli non ha bisogno di ricorrere agli anabolizzanti.
Chi gioca pochi anni ad altissimi livelli e poi sparisce invece.
Ronaldo? Mai preso niente al cento per cento"
E cosa significa? Che Georgatos è sicuro della pulizia di Ronaldo, o che il fenomeno si dopava, ma non al massimo?
Mah, sta di fatto che ora vorrei proprio che l'illusorio greco la dicesse tutta: che facesse scoppiare sto bubbone che deve scoppiare, o che chieda scusa e vada a curarsi i nervi.
E se ci deve andare di mezzo l'Inter, che sia, così come tutti gli altri, a cominciare da quelli che esultano come forsennati per un'assoluzione parziale e una colpevolezza morale.
L'inter pulita!!!!!!!!!!!! ma va va............vince solo se c'è ...campo!!!!!!!!!!
Messaggio del 02-06-2007 alle ore 20:30:23
È ufficiale: la Juve di Vialli, Del Piero e Ravanelli era dopata!
La Corte di Cassazione scrive la parola fine al vergognoso feuilletton: Giraudo e Agricola sono colpevoli, la Juve vinse 3 scudetti, 1 Champions e 1 Intercontinentale barando, ma non viene punita per prescrizione del reato...Ebbene: per chi si fosse perso l’ultima puntata del romanzaccio brutto del Processo-Doping alla Juve retta, già allora, dai signori Moggi, Giraudo e Bettega, con il rampante Lippi in panchina, telenovela che in questi giorni ha visto scrivere, finalmente, la parola FINE, la notizia è: QUELLA JUVE ERA DOPATA. Al di là di ogni ragionevole dubbio, la Corte di Cassazione ha stabilito, nero su bianco, in data 29 maggio 2007, che la Juventus di Lippi e del dottor Agricola, la Juventus del fantastico tridente Del Piero-Vialli-Ravanelli (forse la più bella Juve degli ultimi 20 anni), attuò, dal ’94 al ’98, “un disegno criminoso per alterare le gare attraverso la somministrazione illecita di farmaci”, in pratica dopando i giocatori sia con sostanze proibite, sia somministrando farmaci leciti su atleti sani in modo immotivato.
grazie all’avvenuta prescrizione del reato – sopraggiunta lo scorso 1 aprile 2007 – la Juve, pur colpevole, non può più essere punita....
Secondo i giudici della Corte di Cassazione, anche i giocatori (citiamo testualmente) “non possono essere considerati semplici vittime” dell’operato della società. In pratica, è difficile credere – così almeno pensano i giudici – che le pratiche-doping del dottor Agricola, così lunghe, sistematiche e pesanti, siano state portate avanti senza che i giocatori si rendessero conto di quanto stava loro accadendo.Il sipario che la Corte di Cassazione ha fatto calare sul vergognoso feuilletton ristabilisce, se non altro, alcune verità. La prima è che i 3 scudetti vinti dalla Juventus di Lippi tra il ’94 e il ’98 sono scudetti fasulli, diremmo anzi disonorevoli, di cui la Juve si dovrebbe vergognare e che dovrebbe restituire; scudetti che restano negli Albi d’Oro solo per prescrizione del reato, ma dai quali qualunque sportivo dotato di un minimo senso morale dovrebbe prendere le distanze (lo stesso dicasi, naturalmente, per la Champions League e la Coppa Intercontinentale vinte dalla Juventus nel 1996: trofei che andrebbero restituiti, con tante scuse, all’Ajax e al River Plate, e cioè ai loro legittimi vincitori morali). La seconda verità è che la Juventus che Umberto Agnelli decise di affidare chiavi in mano, nell’estate del ’94, alla leggendaria Triade composta dai gentiluomini Moggi, Giraudo e Bettega, è stata per 12 anni – 12 anni lunghi e bui - la Casa degli Orrori del calcio italiano, il luogo dove venivano perpetrati, messi a punto e realizzati i più orrendi “delitti sportivi” che mente umana abbia mai concepito. Dai giocatori dopati agli arbitri telecomandati, una vergogna senza fine, una vergogna senza limiti, una vergogna che nessuna sentenza di condanna potrà mai cancellare.
Messaggio del 02-06-2007 alle ore 18:02:20
se ti interessa l'argomento, per completezza dovresti leggere anche questo libro:
IL TERZO INCOMODO
LE PESANTI VERITÀ DI FERRUCCIO MAZZOLA. UNA VITA NEL PALLONE FRA INTRIGHI E INTRUGLI, COLPI BASSI E MORTI NON CHIARITE
Ferruccio Mazzola
A cura di Fabrizio Càlzia
Dimensione: 17x24
Num. Pag. 196
Prezzo: Euro 16,00
ISBN: 8888329-27-7
Immagini: fotografie colori + b/n
Premiato al Memorial Bardelli 2006 come libro vincente nella lotta al doping
In fondo questo libro non contiene segreti: gli addetti ai lavori, siano essi giornalisti, procuratori, dirigenti, calciatori, allenatori, massaggiatori o capipopolo sanno, nella sostanza, tutto. Sanno ma non parlano. Perciò diventano necessarie figure quali Ferruccio Mazzola, che finalmente decidono, di raccontare le loro esperienze. Ferruccio Mazzola parla, ma non è la rabbia a spingere il suo racconto, né il desiderio di vendetta nei confronti di Tizio o Caio. Non cerca condanne ma vuole, piuttosto aiutare a capire: in particolare i giovani che si avvicinano allo sport, quei genitori che spingono i loro figli a fare sempre meglio, magari anche dopandosi: tanto chissenefrega, vorrai mica che mio figlio ci resti secco come quel calciatore... E perché no? Doping e calcioscommesse, partite combinate e morti senza un perché: un filo spesso come una fune e maleodorante come il denaro lega atteggiamenti, misfatti e vicende di un mondo che, come sostiene Gianni Rivera: "Il calcio non è né pulito né sporco ma come tutto il resto".
Metà anni Sessanta. I pareri sono unanimi. Il vero erede del grande Valentino Mazzola non è Sandro, peraltro campione già affermato dell'Inter di Herrera, ma Ferruccio, che del padre ha ereditato fisico, tecnica, schiettezza. Ferruccio però non esploderà mai. Colpa della sfortuna? Del suo carattere franco? Oppure di altri fattori? La risposta è in questa biografia, che rivela tanti retroscena: intorno alla vicenda di un campione definito "difficile", sull'ambiente del calcio e delle sue pratiche, sulle realtà personali e famigliari della più grande dinastia di campioni del calcio italiano e forse mondiale.
Messaggio del 02-06-2007 alle ore 16:17:59
Il torneo aziendale “Tim – Inter”, organizzato dall’ex commissario fedelcalcio Caligola Rossi (già ex presidente Telecom Italia, ex consigliere Inter, e da qualche giorno nuovamente ex presidente della Telecom, provvisoriamente ancora tronchettiana), con il contributo fondamentale dei soci Tronchetti Provera, Buora e Moratti (tutti contemporaneamente dirigenti ed amministratori Inter, consiglieri d’amministrazione Telecom Italia e quindi sponsor del campionato di calcio oltre che gestori di parte dei diritti televisivi in digitale terrestre) si è praticamente concluso con cinque giornate d’anticipo, almeno a sentire i nostri ciarlatani sportivi riverenti ed ossequiosi verso i nuovi potentati del calcio.
Sempre ammesso che sia iniziato e che abbia davvero avuto un suo svolgimento interessante, dato che mai come quest’anno la squadra che doveva vincerlo si sapeva fin dall’inizio, essendole stato preconfezionato un campionato in modo tale da non poter avere rivali seri.
Siccome però una sporadica vittoria non rende vincenti, ancor meno rende vincenti personaggi che si sono aggiudicati un campionato che sul piano della credibilità e competitività ha avuto una credibilità pari ad un torneo di briscola rionale: conseguentemente il nostro mitico $ignor€ dei $ignori non ha perso occasione naturalmente per manifestare tutta la sua $ignorilità, con dichiarazioni che praticamente costituiscono ulteriore benzina sul fuoco, venendo a spiegarci che il campionato preconfezionatogli dal suo socio Rossi è il primo pulito dopo dieci anni di malaffare.
Prendiamo atto delle dichiarazioni distensive e sportivamente civili di Moratti, e prendiamo atto che in questi anni di malaffare, sono stati scudetti frutto di malaffare anche quelli del Milan (due), oltre che quelli vinti da Lazio e Roma (uno a testa).
Perché se il malaffare c’è, deve manifestarsi ogni anno, non è ipotizzabile che un “malaffare” si manifesti solo ad anni alterni, se i personaggi sono sempre gli stessi.
Il guaio è che i nostri “genialisti” dell’etere o della carta straccia stampata, non pongono mai le domande giuste a questo personaggio, magari per ricordargli se è stato frutto dell’incapacità, del saper appunto mal gestire gli affari, la dilapidazione di capitali per prendere i vari Caio, Rambert, Gilberto, Vampeta, Keane, Colonnese etc., per scambiare Roberto Carlos con Pistone o Cannavaro per Carini, o mantenere Recoba per dieci anni senza averne un utile concreto in campo, o cambiare allenatore ad ogni fase lunare ed essere l’unico presidente a non avere vinto con Lippi in panchina.
O che nessuno gli ricordi gli episodi di quest’anno, numericamente maggiori e praticamente analoghi a quelli contestati per la stagione 2004 – 05 (rigori dati o non dati, prove televisive non applicate, ammonizioni presuntamente pilotate etc.).
Ma evidentemente il $ignor€ dei $ignori è esente da domande scomode.
Del resto è una questione di DNA d’origine, non si può essere Signori se non si possiedono le caratteristiche e il codice genetico necessario, se si nasce bianconeri si ha stile, se si nasce nerazzurri si ha solo propensione al vittimismo e alla ineducazione.
E se si nasce giornalisti sportivi, in Italia, si ha solo propensione all’antijuventinismo e al servilismo verso i padroni nerazzurri.
Cosa che contagia anche chi indossa la maglia di quel colore.
Avete certo assistito allo spettacolo indecoroso offerto da quel giocatore di pelle nera, a suo tempo vittima di “buuuu” razzisti al Meazza, da parte di quella tifoseria che oggi gioisce per vederlo con la propria divisa, ma ieri polemica verso di lui in quanto giocatore falloso e protetto; avete pure assistito allo spettacolo delirante dello zingaro (definizione datagli proprio dagli interisti) figlio di Abramo.
Bene, questi due neo eroi dell’interismo dilagante, dopo avere dato prova della loro qualità morale cantando “vinciamo senza rubare” (per cui non essendosi pentiti mai di essere venuti in Italia grazie al capo dei ladri, Moggi Luciano, e di avere militato con la divisa bianconera, vincendo anche gli scudetti, quel canto deve essere inteso come una autodenuncia), ci hanno pure spiegato che solo a Milano hanno capito cosa significhi vincere un campionato.
Per non parlare del calciatore ritenuto l’emblema della squadra nerazzurra, Zanetti.
Insomma, nessuno di lor signori in azzurro-nero ha ritenuto utile ed opportuno stemperare gli animi, ragionare ed esternare pensando solo a godersi la vittoria di uno scudetto che mancava loro da 18 anni: tutti invece dediti ad accendere gli animi, a gettare ulteriori veleni, insomma a porre le basi per le future polemiche nel calcio.
Ne prendiamo atto anche di ciò, non dimenticando mai che ognuno ha la propria nemesi, che ciò che viene lanciato oggi prima o poi ritorna addosso come un boomerang, e che ogni partita ha il proprio ritorno.
Certo, si capisce lontano un miglio che tremano al solo sentire il nome di una certa squadra di Torino che non ha il colore bovino, e dunque debbono preparare tutti quanti il terreno: come dire, se l’anno prossimo l’Inter ritornerà ad avere il solito ruolo che storicamente ha avuto (perdente e barzelletta del calcio italiano), gli alibi sono già pronti: malaffare, trame, complotti, a Milano sponda nerazzurra si può vincere solo se il calcio è onesto, non è cambiato nulla e quant’altro appartenente al vasto repertorio di pianginismo nerazzurro.
Ad ogni modo, facciamo tesoro del celebre invito fatto da Virgilio a Dante, non ragioniam di lor, guardiamo e passiamo, e siccome siamo sportivi, credo sia giusto omaggiare con i nostri più sentiti e calorosi complimenti i neo campioncini d’Italietta dell’Inter: è già stata una grande impresa avere vinto un campionato già preconfezionato, dato che quando si parla di Inter tutto è possibile.
Anche che perdano da soli, dopo aver vinto da soli.
Messaggio del 02-06-2007 alle ore 14:19:52
Mamma mia che schifio, ci manca solo l'implicazione nei delitti del mostro di Firenze ma nin vi n'abbribugnete?
Messaggio del 02-06-2007 alle ore 14:15:13
"Sul campo con la juve"di Giampiero Ventrone(1998)
Libro sulla preparazione atletica.
Giusto per rispondere a chi e'interessato al calcio,evitando livelli penosi e bassi del suddetto post....par-condicio
Messaggio del 01-06-2007 alle ore 19:57:47
nell' armadio
(da tgcom) La Cassazione riserva una doccia gelata alla Juventus del vecchio corso. In ultimo grado di giudizio, infatti, è stata ribaltata la sentenza di assoluzione per Antonio Giraudo e Riccardo Agricola, emanata dalla Corte d'Appello in merito al caso doping. La Suprema Corte ha ritenuto che la somministrazione di sostanze dopanti sia punibile come frode sportiva, ma il reato contestato è comunque caduto in prescrizione.
La stangata non era in programma, per questo è più dolorosa, maggiormente fastidiosa. I due interessati e l'ambiente bianconero consideravano ormai chiuso il capitolo sul caso doping, archiviato dall'assoluzione di Antonio Giraudo e Riccardo Agricola nel processo d'appello. Una sentenza arrivata il 14 dicembre 2005, accolta con entusiasmo dall'ex amministratore delegato della Juventus e dal medico sociale, e ora 'rivoltata' come un guanto dalla pronuncia della Corte di Cassazione, ultimo grado della giustizia ordinaria. La teoria della precedente decisione era che l'abuso di doping poteva anche essere deprecabile, ma che il fatto non era punito dalla legge come reato. L'atto numero 21324 della Suprema Corte, invece, giudica con durezza una pratica di questo tipo e, accogliendo il ricorso presentato dal procuratore di Torino Raffaele Guariniello, sentenzia che "l''extraneus' che somministra ai partecipanti alla competizione, sostanze atte ad alterarne le prestazioni, e che fraudolentemente mira a menomare o ad esaltare le capacità atletiche del giocatore, pone in essere una condotta che consiste in un espediente occulto per fare risultare una prestazione diversa da quella reale, in un artifizio capace di alterare il genuino svolgimento della competizione, con palese violazione dei principi di lealtà e di correttezza: per l'effetto, gli atti posti in essere, sono agevolmente riconducibili alla nozione di atti fraudolenti".