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"Turisti per calcio"
Messaggio del 20-12-2008 alle ore 20:22:08


Memori dei fasti dei tempi del trio Rijkaard-Gullit-Van Basten e convinti dalle buone prove dell’Ajax (che nella stagione precedente aveva battuto proprio i rossoneri in finale di Coppa dei Campioni), il dirigente meneghino Adriano Galliani pescò nuovamente in Olanda, credendo di concludere ottimi affari. A Milano arrivò un altro trio di olandesi, ma di tutt’altra pasta: si riveleranno ben presto un tris di “pipponi”. Tra questi c’è Winston Bogarde, massiccio difensore centrale con cui il Milan pensava di rinforzare alla grande la difesa, assieme al terzino Reiziger. Tali buoni propositi non si sono tramutati in realtà, poiché il buon Winston, preso a parametro zero, si dimostrò da subito una sorta di paracarro: un energumeno di un metro e novanta, lento e senza una grande cognizione calcistica. Eppure su di lui erano riposte molte aspettative ben precise, visto il suo generoso curriculum con i “lancieri”: due Scudetti, una Supercoppa d’Olanda, una Coppa dei Campioni, una Supercoppa europea e una Coppa Intercontinentale. Con la Nazionale olandese, poi, totalizzò 20 presenze dal 1995 al 1998. E invece al Milan ha lasciato il segno solo per il “bellissimo” retropassaggio di Udine, con il quale consegnò la palla sui piedi dell’incredulo centravanti Bierhoff (allora in bianconero), che realizzò così il gol della vittoria per l’Udinese (2-1). Scontata la cessione, che avvenne il prima possibile: il 2 Dicembre 1997 la dirigenza rossonera darà in tutta fretta l’annuncio ufficiale del suo passaggio al Barcellona: a volerlo in blaugrana è il suo vecchio maestro Van Gaal, nel frattempo emigrato in Spagna. Il suo magro bilancio in rossonero si racchiude nelle tre misere presenze in campionato (contro Lazio, Udinese e Lecce) e nella gara in Coppa Italia contro la Sampdoria, l’unica della sua esperienza italiana in cui gioca da titolare. Anche all’estero, nonostante la sua militanza in club di assoluto valore, continuerà a non convincere, tant’è che vivrà da turista (assai strapagato), visto che vedrà il campo in appena 23 occasioni in ben 8 intere stagioni! Nel 2000 passa al Chelsea, per quello che in breve tempo sarà ricordato come “il peggior affare del Chelsea nell’era moderna”. Morale della favola, la musica non cambia: Bogarde, infatti, anche a Londra dimostra di essere l’anello debole della difesa e viene spesso e volentieri relegato in panchina o addirittura in tribuna. In quattro anni di militanza nei blues guadagna l’equivalente di 12 milioni di Euro, giocando appena 11 partite. Il che equivale a circa 1 milione a gara! Anche per questo non era ben visto dai compagni di squadra, soprattutto in seguito ad una sua infelice dichiarazione: «Potrei giocare titolare da qualsiasi altra parte - disse con eccessiva superbia - ma perché dovrei? Qui mi pagano, e bene anche!». Quando arriva Abramovich, che rileva il club di Ken Bates, l’olandese viene relegato ancor di più ai margini della squadra, tanto che il magnate russo decide di non assegnargli neanche il numero di maglia. Alla scadenza del contratto, avvenuto nell’estate del 2004, viene quindi mandato via a calci in culo da Londra e da allora non riesce più a trovare un ingaggio. Ottiene di allenarsi con l’Ajax – che ad ingaggiarlo non ci pensa neanche lontanamente – finché un bel giorno, l’8 Novembre 2005, dopo oltre un anno di inattività decide saggiamente di annunciare il suo ritiro dall’attività agonistica, all’età di 35 anni. E’ stato un giocatore dalla fortuna sfacciata, visto che è riuscito a militare in grandissime squadre senza fare niente di particolare, che però è vissuto di rendita grazie ai buoni risultati ottenuti ad inizio carriera con l’Ajax. In seguito ha pubblicato la sua biografia, di cui ne riportiamo un passo: «Da giovane ero un delinquente, se non ci fosse stato il calcio avrei fatto una brutta fine. I miei modi di fare erano quelli di un troglodita». Giusto. E così visse anche da calciatore.

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