Cultura & Attualità

La corte europea
Messaggio del 15-12-2008 alle ore 19:09:00
Per Crasso
Messaggio del 14-12-2008 alle ore 22:57:28
Secondo me è uno che dice pubblicamente quello che tu, per esempio, hai detto diverse volte privatamente. Mo' che affermi il contrario per ordini di partito, è un altro discorso
Messaggio del 14-12-2008 alle ore 22:49:17
Anche le "femmine" sono fannullone

Questo "socialista" è un ossesso!



Messaggio del 14-12-2008 alle ore 22:37:31
solo clash
Messaggio del 14-12-2008 alle ore 22:32:02
Eh, be', certo
Messaggio del 14-12-2008 alle ore 17:12:49
Oppure portare entrambi a 62,5 anni
Messaggio del 14-12-2008 alle ore 12:36:24
In effetti ha ragione darkstar non è mica detto che devono portare lke donne a 65, possono pure riportare gli uomini a 60
Messaggio del 14-12-2008 alle ore 09:54:55
chissà come hanno commentato la cosa gli onorevoli Sacconi e Calderoli?
Messaggio del 14-12-2008 alle ore 05:39:05
sci ma mo cosa faranno, porteranno la pensione degli uomini a 60 anni, o quella delle donne a 65??
Messaggio del 14-12-2008 alle ore 02:36:56
Messaggio del 13-12-2008 alle ore 21:49:46
Il liberismo è morto e Brunetta è una fogna.



Messaggio del 13-12-2008 alle ore 21:44:01
Mi sono dimenticato di dire che questo articolo è tratto dal sito Kila.it, una "Iniziativa promossa dalla Commissione Regionale Pari Opportunità
e dalla Consigliera di Parità Regione Piemonte"


nasce Kila grazie al contributo del Fondo Sociale Europeo Misura E1 Sostegno alla partecipazione delle donne al lavoro dipendente e autonomo e promozione dell'imprenditoria femminile, nell'ambito del progetto Kila - la Web Community delle donne. Parità e dintorni.
L'attività del progetto FSE (Fondo Sociale Europeo) si è conclusa il 31 dicembre 2002 ma il portale kila.it, ha continuato la sua attività fino ad oggi grazie all'impegno delle due istituzioni di parità regionali che lo hanno voluto e sostenuto.
La Consigliera di Parità Regionale e la Commissione per le Pari Opportunità della Regione Piemonte hanno infatti deciso di utilizzare una parte delle risorse destinate al funzionamento delle due istituzioni, per mantenere attivo un canale di comunicazione e un servizio informativo rivolto alle donne.



La mia prima impressione, che può essere sicuramente sbagliata, è che l'opposizione del sindacato nasce solo ed esclusivamente dal fatto che è stato il ministro Brunetta, del governo Berlusconi, a parlare della questione ai giornalisti.
Messaggio del 13-12-2008 alle ore 21:36:31

La Corte Europea di Giustizia condanna l’Italia per la disparità tra i sessi sull’età pensionabile nel pubblico impiego. Di fatto, apre la strada all’innalzamento obbligatorio a 65 anni anche per le donne.




Il 13 novembre scorso, la Corte di Giustizia Europea ha infatti condannato l'Italia per la disparità di trattamento “a danno degli uomini” rappresentata dalla normativa, in base alla quale le donne possono andare in pensione a 60 anni, mentre gli uomini devono aspettare il compimento del sessantacinquesimo anno.
Il ricorso era stato presentato dalla Commissione Europea, secondo cui “la sola previsione di tale facoltà a favore delle donne costituisce una discriminazione ai sensi dell'art.141 CE dal momento che la medesima facoltà non è concessa agli uomini".
In particolare la Corte ha respinto l’argomentazione italiana secondo la quale la fissazione di un’età diversa a seconda del sesso è giustificata dall’obiettivo di eliminare discriminazioni a danno delle donne. Andare in pensione prima, ritengono i giudici lussemburghesi, “non compensa gli svantaggi ai quali sono esposte le carriere dei dipendenti pubblici donne e non le aiuta nella loro vita professionale né pone rimedio ai problemi che possono incontrare nella loro vita professionale”.
Dalla sentenza della Corte di Giustizia deriva l'obbligo dello Stato italiano di parificare l'età pensionabile dei pubblici dipendenti tra uomini e donne. Che questo avvenga elevandola per le donne e non abbassandola per tutti è abbastanza scontato. La pronuncia della Corte riguarda per ora solo il settore pubblico, in quanto la causa a questo si riferiva. Ma il suo effetto inevitabilmente si allargherà anche al settore privato, a meno che non si voglia arrivare a una seconda condanna.




La sentenza è stata accolta positivamente in Italia da chi, come la vicepresidente del Senato Emma Bonino, ha sempre combattuto quella che definisce “una discriminazione retributiva a tutti gli effetti" perché di fatto porta le donne ad avere meno contributi, e quindi una pensione più bassa con un’aspettativa di vita più lunga.



Il ministro Brunetta ne ha parlato oggi, decisamente ispirandosi a quanto affermato a novembre dall'Europa.
La CGIL si oppone nella maniera più assoluta.

Questa sinistra ci vuole fuori dall'Europa?

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