La Piazza

Nuovo inno italiano
Messaggio del 20-02-2011 alle ore 11:20:36

non la leggerà un cazzo di nessuno

Ma è ovvio, la gente è come le galline
Messaggio del 20-02-2011 alle ore 08:18:14
...La Secchia rapita..
Messaggio del 20-02-2011 alle ore 06:18:52
Che è siffatta stronzata?
Messaggio del 20-02-2011 alle ore 05:04:38
non la leggerà un cazzo di nessuno
Messaggio del 19-02-2011 alle ore 12:09:24
Certo, la canzone degli italiani è adattissima agli italiani, ma questo sarebbe ancor più adattissimissimo:


Vorrei cantar quel memorando sdegno
ch’infiammò già ne’ fieri petti umani
un’infelice e vil Secchia di legno
che tolsero a i Petroni i Gemignani.
Febo che mi raggiri entro lo ’ngegno
l’orribil guerra e gl’accidenti strani,
tu che sai poetar servimi d’aio
e tiemmi per le maniche del saio.

E tu nipote del Rettor del mondo
del generoso Carlo ultimo figlio,
ch’in giovinetta guancia e ’n capel biondo
copri canuto senno, alto consiglio,
se da gli studi tuoi di maggior pondo
volgi talor per ricrearti il ciglio,
vedrai, s’al cantar mio porgi l’orecchia,
Elena trasformarsi in una Secchia.

Già l’aquila romana avea perduto
l’antico nido, e rotto il fiero artiglio
tant’anni formidabile e temuto
oltre i Britanni ed oltre il mar vermiglio;
e liete, in cambio d’arrecarle aiuto,
l’italiche città del suo periglio,
ruzavano tra lor non altrimenti
che disciolte polledre a calci e denti.

Sol la reina del mar d’Adria, volta
de l’Oriente a le provincie, a i regni,
da le discordie altrui libera e sciolta
ruminava sedendo alti disegni,
e gran parte di Grecia avea già tolta
di mano a gli empi usurpatori indegni;
l’altre attendean le feste a suon di squille
a dare il sacco a le vicine ville.

Part’eran ghibelline, e favorite
da l’imperio aleman per suo interesse;
part’eran guelfe, e con la Chiesa unite
che le pascea di speme e di promesse:
quindi tra quei del Sipa antica lite
e quei del Potta ardea, quando successe
l’alto, stupendo e memorabil caso,
che ne gli annali scritto è di Parnaso.

Del celeste Monton già il sol uscito
saettava co’ rai le nubi algenti,
parean stellati i campi e ’l ciel fiorito,
e su ’l tranquillo mar dormíeno i venti;
sol Zefiro ondeggiar facea su ’l lito
l’erbetta molle e i fior vaghi e ridenti,
e s’udian gli usignuoli al primo albore
e gli asini cantar versi d’amore:

quando il calor de la stagion novella,
che movea i grilli a saltellar ne’ prati,
mosse improvisamente una procella
di Bolognesi a’ loro insulti usati.
Sotto due capi a depredar la bella
riviera del Panaro usciro armati,
passaro il fiume a guazzo, e la mattina
giunse a Modana il grido e la ruina.

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