La Piazza
se c'è una cosa in cui lo stato italiano è bravo... e nel coprire.. e mascheraRE IL TUTTO....
è una vicenda troppo complicata e anke quando arriveranno le condanne definitive io credo ke la verità nn la sapremo mai...
sto dalla parte dei manifestanti ma manifestare con sbranghe ed incappucciati NO..ora ke quelli potrebbero essere polizziotti andati li x alimentare guerriglie nn lo scopriremo mai e le condanne nn placheranno la rabbia di nessuno...ci resta solo la vergogna di essere italiani....e un ragazzo morto x una GIUSTA CAUSA..
meteosat... condanno ankio chi armato di spranghe con caschi e passa montagna hanno devastato genova.... ma come precedentemente scritto... non uno.. di questi black block è stato arrestato... ma siamo sicuri che siano gente comune... O ERANO INFILTRATI MESSI LI PER FOMENTARE RIVOLTE SACCHEGGI CAOS TOTALE??? A FARE IN MODO CHE EVENTUALI RAPPRESAGLIE DELLE FORZE DELL ORDINE SIANO GIUSTIFICATE??? GUARDA UN Pò STò VIDEO....
i poliziotti sono persone socialmente pericolose. quando sono in gruppo possono perdere il controllo e allora sono capaci di tutto, diventano delle bestie
ricordiamo la campagna di terrore che c'è stata prima del G8. nelle settimane prima sono arrivati alcuni pacchi esplosivi ad alcune caserme e qualche poliziotto mi pare che ha perso qualche dito. I giornali continuavano a pubblicare articoli fantasiosi sulle tecniche di guerriglia dei temibili manifestanti, che avrebbero usato addirittura palloncini pieni di sangue infetto...

I poliziotti sono arrivati al G8 caricati come mollette, assetati di sangue e soprattutto con carte bianca
Caro Davide, ho ascoltato benissimo questo colloquio e ti dico sinceramente che se fossi stato un superiore di quei due cretini li avrei presi a calci nel sedere...e non solo... Davvero una vergogna! Così come continuo a pensare che sia una vergogna andare ad una manifestazione armati di mazze, caschi ed estintori.[quote/]
meteosat... condanno ankio chi armato di spranghe con caschi e passa montagna hanno devastato genova.... ma come precedentemente scritto... non uno.. di questi black block è stato arrestato... ma siamo sicuri che siano gente comune... O ERANO INFILTRATI MESSI LI PER FOMENTARE RIVOLTE SACCHEGGI CAOS TOTALE??? A FARE IN MODO CHE EVENTUALI RAPPRESAGLIE DELLE FORZE DELL ORDINE SIANO GIUSTIFICATE??? GUARDA UN Pò STò VIDEO....
vi hanno fatto vedere i video in cui carlo brandiva l'estintore... ok... ma quanti filmati non hanno mandato.. perchè scomodi??? o come il colloquio tra due pubblici ufficiali, in cui.. loro, dopo l'assassinio di Carlo Giugliani, esultano... "UNO A ZERO PER NOI"...
cito testualmente la linea dura di COSSIGA adottata anke durante il g8
tornando alle violenze delle forze dell ordine.. c'era come vedo dai video.. un accordo.. tra le forze dell ordine, e il gruppo dei disobbedienti, di violare " simbolicamente" la ZONA ROSSA"!!!!! una zione dimostrativa.
premetto che dissapprovo e condanno le violenze e i saccheggi dei black block..... ma sicuro che erano tutti black block????' o infiltrati delle forze dell ordine...istigatori e fomentatori... per far scatenare disordini.. e violenze????
vergognatevi!!!!!
vi hanno fatto vedere i video in cui carlo brandiva l'estintore... ok... ma quanti filmati non hanno mandato.. perchè scomodi??? o come il colloquio tra due pubblici ufficiali, in cui.. loro, dopo l'assassinio di Carlo Giugliani, esultano... "UNO A ZERO PER NOI"...
Messaggio del 19/11/2008 09:11:14 (IP: xxx.xxx.69.26)
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l'estintore in mano era riferito a qualche persona in particolare???
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Bè, da tutti le foto e filmati che ho visionato all'epoca dei fatti, una sola persona incappucciata brandiva un estintore all'indirizzo di un giovane carabiniere intrappolato nella jeep...
SE NN VI TOGLIETE I PARAOCCHI E ,se continuate a credere a tutto ciò ke la tv (monopolizzata dal vostro premier) vi fa vedere...meteosat.. gira un tantino per il web e guarda tutti.. e dico tutti i video presenti.. ovvero QUELLI CHE IL VOSTRO PREMIER HA CENSURATO!!!! FORSE PERCHè ERANO UN Pò SCOMODI!!!! e SE DICO "VOSTRO PREMIER" EVIDENTEMENTE IO NN MI IDENTIFICO IN UN GOVERNO DITTATORIALE!!!!
CMQ CONTINUERò A SCRIVERE SU QUESTO POST.. E A POSTARE I VARI VIDEO CHE IL GOVERNO HA CENSURATO DALLE VARIE TV DI STATO E PRIVATE...
Be', magari i paraocchi li porta sia chi giusitifica gli abusi dei poliziotti alla luce delle violenze commesse da quei no global già condannati abbondantemente in primo grado, sia chi giustifica il comportamento dei secondi per speculare contro i primi.
E' evidente che si tratta di 2 circostanze e di 2 processi ben distinti. Poi a giudicare sono i giudici, noi a limite possiamo indignarci... quindi in questo post tornerò dopo aver letto il contenuto della sentenza(di cui molti parlano a sproposito senza sapere cosa c'è scritto, visto che sarà disponibile solo fra 3 mesi).
Quote:
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Messaggio del 19/11/2008 00:56:40 (IP: xxx.xxx.122.43)
L'irruzione (non quella fredda) la condanno anch'io e sono dalla parte di quella povera gente pestata. Ma manifestare con caschi, bastoni ed estintori in mano NO! Non ci sto... In questo caso sto con le forze dell'ordine.
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Come dire: sto dalla parte dei medici che si prendono cura dei loro malati, ma condanno anch'io i medici che lasciano il bisturi nello stomaco... cosa fin troppo ovvia.

Messaggio del 19/11/2008 00:56:40 (IP: xxx.xxx.122.43)
L'irruzione (non quella fredda) la condanno anch'io e sono dalla parte di quella povera gente pestata. Ma manifestare con caschi, bastoni ed estintori in mano NO! Non ci sto... In questo caso sto con le forze dell'ordine.
Come dire: sto dalla parte dei medici che si prendono cura dei loro malati, ma condanno anch'io i medici che lasciano il bisturi nello stomaco... cosa fin troppo ovvia.
Il problema è che il post riguarda il secondo aspetto, non il primo.
Ma di che state parlando?

La sentenza(con tutte le motivazioni) sarà depositata tra 3 mesi, dopodichè ci saranno altri gradi di giudizio... gli abusi evidentemente ci sono e pure la magistratura lo sa.
Tutto il resto? Chiacchiere sbuscete...
vabbò, continuate a commentare ciò che fa più comodo alle vostre coscienze.
Manifestare è una cosa. Devastare una città, dove chi ha rimesso è solo la povera gente, è un'latra.
Manifestare significa andare lì con caschi, scudi e mazze?
e per l'appunto. il compito delle forze del disordine era, nel caso, occuparsi di codesti manifestanti violenti, e invece....guarda caso.... se la so presa con la povera gente, indifesa senza mazze sbranghe e scudi.
chissà perchè....


l'estintore in mano era riferito a qualche persona in particolare???

l'estintore in mano era riferito a qualche persona in particolare???
just.. a volte trovo che i tuoi interventi siano un pochino fuori luogo...
meteosat..c'erano zone a genova... come il porto o meglio il litorale, che erano zone verdi.. eppure anche li sono arrivati gli infami... vedessi come calavano i manganelli sulle teste (prive di casco) , senza la benchè minima giustificazione.. qui si parla di violenza gratuita... di abuso di potere, sol perchè indossi una divisa... e se poco poco hai ascoltato ilfilmato e le registrazioni... come si vantavano i poliziotti dei feriti che avevano provocato.. alludendo che erano anke pochi...
L'irruzione (non quella fredda) la condanno anch'io e sono dalla parte di quella povera gente pestata. Ma manifestare con caschi, bastoni ed estintori in mano NO! Non ci sto... In questo caso sto con le forze dell'ordine.
meteosat, qui si parla dell'irruzione (non fredda) alla scuola diaz...discerniamo su, e non copriamo sempre i colpevoli!
Uanasgheps: Uno ha il DIRITTO di manifestare

Quanda si asene...

dietro l'orecchio

Just, quindi in pieno viso...

mi è uscito un brufolo enorme tra la sacca scrotale e l'interno coscia destro!

tanto per...precisare...

se poi l'attuale governo, e il governo in carica nel 2001 sia un governo a REGIME DITTATORIALE è più che normale che ci siano dissidenti politici.... LA SOVRANITà é DEL POPOLO::: cosa aspettarsi????UNA RIVOLUZIONE.......
quoto casper...


La violenza porta altra violenza...............e i primi a farlo sono sempre loro.......polizia, carabinieri,.......... lo Stato in se.Bravo FACHIRO sono con te
Anvè, qua nessuno s'è cercato niente.
Uno ha il DIRITTO di manifestare, e quei posti non mi risulta siano stati OCCUPATI CON VIOLENZA, ma erano stati CONCESSI.
Immagina la tua macchina in divieto di sosta e il vigile sotto casa tua che ci passa sopra con la ruspa e poi ti dice : " te la sei cercata".... e quelli non erano nemmeno in "divieto di sosta"....
Vergogna, appunto.
A prescindere dal fatto se sono d'accordo con i noglobal o meno, si sapeva cosa sarebbe successo...e non ci sono andato...e non m'è successo niente...semplice.
Chi c'è andato l'ha fatto per ripetere i disordini che c'erano già stati in altre città dove si era svolto il G8. Quindi non capisco di cosa si lamentano.
Li hanno pestati? Hanno fatto bene...troppo poco...
fachì, sono battaglie che portiamo avanti dal 2001, dal giorno dopo quella notte "cilena" come la definì Agnoletto,la mattina seguente; sono tremendamente, tremendamente incazzato.
Specie con le forza politiche che impedirono la commissione di inchiesta, tra cui l'ITALIA DEI VALORI
ITALIA DEI VALORI
ITALIA DEI VALORI
ITALIA DEI VALORI

grazie mara per il sostegno,

one rabbia??? solo?? li (come testimoniano in molti) sono stati violati i diritti costituzionali (di un paese democratico)

.
rabbia.
Fachiro

senza contare.. le violenze subite a bolzanetto...altro che "Guantanamo"

e non ho postato i video delle violenze alla scuola Diaz..

niente davidù... a buon intenditore....
Quanto si cerca di giustificare l'ingiustificabile e voler a tutti i costi far profumare la merda, ci sta poco da dire.
uana...

ma dai. si sa. se la so cercata.
merde.
e le immagini delle fantomatiche molotov che un agente ha introdotto dentro la scuola Diaz




Dice Marco Poggi che «se i reati non ci sono - se la tortura non è ancora un reato - non è che te li puoi inventare». Dice che lui «lo sapeva fin dall´inizio che poi le condanne sarebbero state miti e magari cancellate con la prescrizione». Dice Poggi che però «quel che conta non è la vendetta. La vendetta è sempre oscena. Il direttore del carcere di Bologna Chirolli - una gran brava persona che mi ha insegnato molte cose sul mio lavoro - ci ripeteva sempre che lo Stato ha il dovere di punire e mai il diritto di vendicarsi. Mi sembra che sia una frase da tenere sempre a mente. Voglio dire che importanza ha che quelli di Bolzaneto, i picchiatori, non andranno in carcere? Non è che uno voglia vederli per forza in gabbia. La loro detenzione potrebbe apparire oggi soltanto una vendetta, mi pare. Quel che conta è che siano puniti e che la loro punizione sia monito per altri che, come loro, hanno la tentazione di abusare dell´autorità che hanno in quel luogo nascosto e chiuso che è il carcere, la questura, la caserma. Per come la penso io, la debolezza di questa storia non è nel carcere che quelli non faranno, ma nella sanzione amministrativa che non hanno ancora avuto e che non avranno mai. Che ci vuole a sospenderli da servizio? Non dico per molto. Per una settimana. Per segnare con un buco nero la loro carriera professionale. È questa la mia amarezza: vedere i De Gennaro, i Canterini, i Toccafondi al loro posto, spesso più prestigioso del passato, come se a Genova non fosse accaduto nulla. Io credo che bisogna espellere dal corpo sano i virus della malattia e ricordarsi che qualsiasi corpo si può ammalare se non è assistito con attenzione. Quella piccola minoranza di poliziotti, carabinieri, agenti di polizia penitenziaria, medici che è si abbandonata alle torture di Bolzaneto è il virus che minaccia il corpo sano. Sono i loro comportamenti che hanno creato e possono creare, se impuniti, sfiducia nelle istituzioni, diffidenza per lo Stato. Possono trasformare gli uomini in divisa - tutti, i moltissimi buoni e i pochissimi cattivi - in nemici del cittadino. Non ci vuole molto a comprendere - lo capisco anch´io e non ho studiato - che soltanto se si fa giustizia si potrà restituire alle vittime di Genova, ai giovani che vanno in strada per manifestare le loro idee, fiducia nella democrazia e non rancore e frustrazione. I giudici fanno il loro lavoro, ma devono fare i conti con quel che c´è scritto nei codici, con quel che viene fuori dai processi. Non parlo soltanto dei processi, è chiaro. Parlo della responsabilità della politica. Che cosa ha fatto la politica per sanare le ferite di Genova? Gianfranco Fini, che era al governo in quei giorni, disse che, se fossero emerse delle responsabilità, sarebbero state severamente punite. Perché non ne parla più, ora che quelle responsabilità sono alla luce del sole? Perché Luciano Violante si oppose alla commissione parlamentare d´inchiesta? Dopo sette anni questa pagina nera rischia di chiudersi con una notizia di cronaca che dà conto di una sentenza di condanna, peraltro inefficace, senza che la politica abbia fatto alcuno sforzo per riconciliare lo Stato e le istituzioni con i suoi giovani. Ecco quel che penso, e temo».
PUBBLICITÀ Versione stampabile"Io, l'infame che denunciò gli orrori di Bolzaneto"
di Giuseppe D'Avanzo
Marco Poggi, infermiere penitenziario, entrò in servizio a Bolzaneto alle 20 di venerdì 20 luglio 2001 e ci rimase fino alle 15, 15.30 di domenica 22 luglio. «Ho visto picchiare con violenza e ripetutamente i detenuti presenti con schiaffi, pugni, calci, testate contro il muro».
«Picchiava la polizia di stato ma soprattutto il "gruppo operativo mobile" e il "nucleo traduzioni" della polizia penitenziaria. Ho visto trascinare un detenuto in bagno, da tre o quattro agenti della "penitenziaria". Gli dicevano: "Devi pisciare, vero?". Una volta arrivati nell´androne del bagno, ho sentito che lo sottoponevano a un vero e proprio linciaggio...».
Marco Poggi dice che sa che cos´è la violenza. «Ci sono cresciuto dentro. Ho "rubato" la terza elementare ai corsi serali delle 150 ore e sono andato infermiere in carcere per buscarmi il mio pezzo di pane. Per anni ho lavorato al carcere della Dozza a Bologna. Un posto mica da ridere. Tossici, ladri di galline, mafiosi, trans, stupratori. La violenza la respiravi come aria, ma quel che ho visto a Bolzaneto in quei giorni non l´avrei mai ritenuto possibile, prima. Alcuni detenuti non capivano come fare le flessioni di routine previste dalla perquisizione di primo ingresso in carcere. Meno capivano e più venivano picchiati a pugni e calci dagli agenti della polizia penitenziaria. Gli ufficiali, i sottufficiali guardavano, ridevano e non intervenivano. Ho visto il medico, vestito con tuta mimetica, anfibi, maglietta blu con stampato sopra il distintivo degli agenti della polizia penitenziaria, togliere un piercing dal naso di una ragazza che era in quel momento sottoposta a visita medica e intanto le diceva: "Sei una brigatista?"».
Marco Poggi è «l´infame di Bolzaneto». Così lo chiamavano alcuni agenti della "penitenziaria" e lui, in risposta, per provocazione, per orgoglio, per sfida, proprio in quel modo - Io, l´infame di Bolzaneto - ha voluto titolare il libro che raccoglie la sua testimonianza. Poggi è stato il primo - tra chi era dall´altra parte - a sentire il dovere di rompere il cerchio del silenzio. «Delle violenze nelle strade di Genova - dice - c´erano le immagini, le foto, i filmati. Tutto è avvenuto alla luce del sole. A Bolzaneto, no. Le violenze, le torture si sono consumate dietro le mura di una caserma, in uno spazio chiuso e protetto, in un ambiente che prometteva impunità. Solo chi l´ha visto, poteva raccontarlo. Solo chi c´era poteva confermare che il racconto di quei ragazzi vittime delle violenze era autentico. Io ero tra quelli. Che dovevo fare, allora? Dopo che sono tornato a casa da Genova, per giorni me ne sono stato zitto, anche con i miei. Io sono un pavido, dico sempre. Ma in quei giorni avevo come un dolore al petto, un sapore di amaro nella bocca quando ascoltavo il bla bla bla dei ministri, le menzogne, la noncuranza e infine le accuse contro quei ragazzi. Non ho studiato - l´ho detto - ma la mia famiglia mi ha insegnato il senso della giustizia. Non ho la fortuna di credere in Dio, ho la fortuna di credere in questa cosa - nella giustizia - e allora mi sono ripetuto che non potevo fare anch´io scena muta come stavano facendo tutti gli altri che erano con me, accanto a me e avevano visto che quel che io avevo visto. Ne ho parlato con i miei e loro mi hanno detto che dovevo fare ciò che credevo giusto perché mi sarebbero stati sempre accanto. E l´ho fatta, la cosa giusta. Interrogato dal magistrato, ho detto quel che avevo visto e non ci ho messo coraggio, come mi dicono ora esagerando. Non sono matto. Ci ho messo, credo, soltanto l´ossequio per lo stato, il rispetto per il mio lavoro e per gli agenti della polizia carceraria - e sono la stragrande maggioranza - che non menano le mani».
Marco Poggi ha pagato il prezzo della sua testimonianza. «Beh! - dice - un po´ sì, devo dirlo. Dopo la testimonianza, in carcere mi hanno consigliato - vivamente, per dire così - di lasciare il lavoro. Dicevano che quel posto per me non era più sicuro. Qualcuno si è divertito con la mia auto, rovinandomela. Qualche altro mi ha spedito la mia foto con su scritto: "Te la faremo pagare". Il medico con la mimetica e gli anfibi mi ha denunciato per calunnia. Ma il giudice ha archiviato la mia posizione e con il lavoro mi sono arrangiato con contratti part-time in case di riposo per anziani. Oggi, anche se molti continuano a preoccuparsi della mia integrità più di quanto faccia solitamente la mia famiglia, sono tornato a lavorare in carcere, allo psichiatrico di Castelfranco Emilia. Mi faccio 160 chilometri al giorno, ma va bene così. Sono tutti gentili con me, l´infame di Bolzaneto»
tratto dalla stampa
Vergogna": la rabbia delle vittime
«Quella notte ho perso un polmone
E ora nessuno dei macellai pagherà»
PAOLO COLONNELLO
INVIATO A GENOVA
C’è Mark Covell, il giornalista inglese, che trema impercettibilmente e pensa alla sua milza che non c'è più, ai denti tutti rotti, ai polmoni danneggiati, al coma durato settimane e intanto gli occhi si riempiono di lacrime. C'è Lena, senza più un polmone che guarda fissa davanti a sè e chiede in tedesco spiegazioni a chi non la può capire. C'è Daniel che si massaggia le cicatrici sulla testa e ammutolisce. C'è la mamma di Sara che sussulta a ogni nome, a ogni assoluzione, come se ogni volta calasse di nuovo il manganello sulla testa di sua figlia, "desaparecida" nella notte della democrazia alla scuola Diaz.
Una notte italiana, di quelle che non si dimenticano, anche se i giudici fissano sulla carta alle 21 una sentenza che morirà nei pochi mesi che rimangono alla prescrizione (21 gennaio) e che dichiara assolti i vertici della Polizia, trascinati su un banco degli imputati sul quale non hanno mai voluto sedersi. Assolti in mancanza di prove certe. Oppure assolti per non aver commesso il fatto. Comunque assolti anche contro ogni speranza delle giovani carni offese che qui adesso urlano con tutto il fiato in gola: «Vergogna, vergogna!». Pagheranno soltanto gli uomini della truppa, i picchiatori, quei pochi individuati tra mille difficoltà, depistaggi, omertà nella massa degli agenti travisati che fecero irruzione alla Diaz la sera del 21 luglio 2001.
E pagheranno solo virtualmente, visto che le pene verranno interamente condonate o, appunto, molto presto prescritte. Ma come per il «lager» di Bolzaneto, anche per il massacro della Diaz le attese e le aspettative erano superiori alla realtà, che è fatta di codici, di leggi, di prove, di responsabilità personali. E non consola, non lenisce dolori e sofferenze. Ed è una realtà dove raramente la giustizia riesce a coincidere con la storia, quella dei fatti immortalati dalle mille riprese digitali del G8 di Genova, dei denti rimasti sui pavimenti della palestra, del sangue che dipingeva le pareti. Perché la storia ha più a che fare con la politica che con la giustizia ed è da lì che dovevano arrivare risposte, come al solito assenti. Così alla fine rimane un'altra occasione mancata e una figura davvero brutta, anche a livello internazionale, delle nostre forze dell'ordine.
Dimostrare il teorema, come voleva l'accusa, di «un unico disegno criminoso» nell'atteggiamento animalesco dei 200 poliziotti che irruppero come belve assetate di sangue nei saloni della scuola Diaz, era impresa quasi impossibile. Perché avrebbe richiesto la presenza di un mandante da individuare ben al di sopra degli stessi vertici della polizia. I quali, vedi le dichiarazioni di Giovanni Luperi o Francesco Gratteri - i due vice capi della polizia presenti sul campo - si sono ben guardati dal chiamare in causa qualcuno. Basti la risposta surreale, eppure così significativa, resa da Luperi (attuale capo dell'Ais, ex Sisde) nel corso di alcune «dichiarazioni spontanee» al processo, sottratte cioè all'esame dei pm: «Quella sera io stavo pensando dove portare a cena i miei colleghi...».
Luperi pensava alla cena quella sera, mentre 200 suoi agenti subordinati massacravano nella scuola di via Cesare Battisti una novantina di giovani inermi accusandoli ingiustamente prima di essere dei black block, poi di aver tentato di accoltellare un agente, infine di aver nascosto (ma in bella vista, giusto all'ingresso) due molotov. Per meglio dirla con le parole del capo d'imputazione firmato dai pm Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini «personale della Polizia dello Stato non meglio identificato..con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso..faceva irruzione in massa all'interno dell'edificio da perquisire, ove al loro sopraggiungere si trovavano ospitati gli occupanti e irrompevano, dapprima in gran parte in un ampio locale al piano terra, temporaneamente adibito a dormitorio..e in rapidissima successione si portavano ai piani superiori dell'edificio, raggiungendo altre persone ivi rifugiate..in ogni occasione colpendo con violenza le persone predette, tutte in palese atteggiamento di non offensività e di resa, in talune occasioni infierendo più volte sulle stesse già colpite a terra, sanguinanti e ferite, utilizzando i manganelli rispettivamente in dotazione o sferrando calci..».
I ragazzi e le ragazze che uscirono sanguinanti da quella macelleria messicana - per dirla con le parole di Michelangelo Fournier, vicequestore - ora affollano la parte riservata al pubblico di quest'aula che somiglia a un cinema e dove per 4 anni è stato proiettato sempre lo stesso film: quello della commedia degli equivoci, dei non ricordo, delle omissioni, delle prove scomparse, come le due molotov disintegrate in chissà quale ufficio della questura genovese. Una folla che cresce mano a mano che la cancelleria rimanda l'ora della sentenza e che a un certo punto mette insieme il sindaco Marta Vincenzi e il presidente del tribunale dei minori Adriano Sansa, la mamma di Carlo Giuliani, Haidi, e l'ex leader no global Vittorio Agnoletto. Pensionati e fantasmi. Tutti in cerca di una risposta che la sentenza letta dal presidente Gabrio Barone non darà. Dice il berlinese Daniel Thomas Albrecht, 29 anni, primo della lunga lista di vittime: «Del poliziotto che mi colpì fino a farmi svenire ricordo bene una cosa: gli occhi pieni di odio. L'odio disumano di chi non capisce nemmeno che sta facendo».
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